Giorgia Soleri, attivista e modella 29enne è tornata a parlare apertamente della sua sfera personale. Questa volta, però, non ha a che fare con il suo modo di vivere le relazioni, ma piuttosto con la sua condizione cronica causata dalla vulvodinia, condividendo alcune informazioni personali che fanno particolarmente riflettere. Dietro le sue parole, non solo un racconto privato, ma anche una denuncia profonda verso un sistema che continua a ignorare milioni di donne e persone che convivono con lo stesso dolore.
La denuncia dell’ex di Damiano David
In occasione della Giornata della Vulvodinia, Giorgia Soleri ha voluto mettere in luce l’assenza di riconoscimento ufficiale da parte dello Stato per la vulvodinia e il dolore pelvico cronico. “Nonostante l’articolo 32 della Costituzione parli di tutela della salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, la vulvodinia e il dolore pelvico cronico non sono ancora riconosciuti dallo Stato”, ha denunciato.

Poi ha aggiunto un pensiero ancora più forte: “Il prezzo più importante lo paghiamo con le nostre vite, dilaniate dalla malattia e invalidate da un sistema che ci ricorda, giorno dopo giorno, che per alcunə la salute è un lusso”.
Giorgia Soleri e il suo scontrino del dolore
L’influencer e scrittrice, già impegnata da anni nella sensibilizzazione su questo disturbo, ha voluto mostrare il lato economico della malattia, rivelando quanto le sia costato un anno di cure.
“Spendere queste cifre per la propria salute oggi, in Italia, dovrebbe essere considerato uno scandalo. Eppure è quello che accade, nel silenzio generale, a circa 4 milioni di persone ogni giorno”, ha scritto su Instagram, allegando il suo “scontrino del dolore”.
Soleri ha svelato di aver speso 8.463 euro nell’ultimo anno solo per trattare la vulvodinia, una cifra assurda che tuttavia non include “i costi dei viaggi per raggiungere cliniche e studi medici, situati principalmente nel nord Italia”. Ha inoltre precisato che il totale riportato si riferisce “a una sola seduta di riabilitazione del pavimento pelvico al mese, che in realtà possono arrivare fino a quattro”.